Costi esorbitanti a carico delle famiglie per riuscire a gestire i propri figli nel periodo estivo. Centri estivi, oratori e altre strutture; ma quanto viene a costare?
Il costo delle attività estive dei figli, per gestire le 12 settimane di vacane scolastiche, è veramente gravoso. Il calo nella natalità non ha fermato l’aumento dei costi, a causa di vari fattori; primo fra tutti il quantitativo di settimane di stop scolastico, tra i più alti d’Europa. Le famiglie cercano sostegni vari, fra parenti, nonni e altri appoggi per riuscire a concludere le 12 settimane estive. Ma quanto arrivano a spendere?
Un’indagine di Adoc e Eures ha stimato il costo medio che una famiglia affronta per figlio in Italia. Si parla di 140,50 euro a settimana a figlio, che, immaginando di riuscire a coprire 4 settimane su 12, in 8 settimane abbiamo una spesa di 2.200 euro a figlio. Ovviamente la spesa varia in base alla città dove si vive. L’impatto economico è diverso se parliamo di città come Milano o Bologna, dove le cifre sono ancora più alte, mentre si riducono drasticamente al sud, città come Napoli e Bari.
Se parliamo, però, di città del sud come quelle indicate, i cosi medi è vero che si abbassano, ma l’offerta è molto scarsa. Cosa contraria al nord, dove i costi aumentano, ma aumenta anche l’offerta. Sono presenti delle sovvenzioni che sostengono, solitamente, famiglie con Isee inferiore a 35mila euro e un solo figlio. Sovvenzioni che partivano dai fondi stanziati dal governo per i comune il primo maggio.
A quanto risulta, però, i 60 milioni di euro stanziati non sono bastati per riuscire a coprire anche le famiglie del ceto medio, che devono affrontare la spesa.
Ma quale potrebbe essere la soluzione? Le convenzioni comunali e le sovvenzioni hanno sicuramente aiutato molto le famiglie, anche permettendo a situazioni economiche più svantaggiate di poter far fronte ad una richiesta reale e naturale: dove poter mandare i miei figli mentre sono a lavoro.
Adoc e Eures, però, indicano un altro interessante fattore. Parliamo di centri estivi e ambienti ad ampio raggio, che coinvolgono le famiglie di vari parti della città. Ma quello che manca, o forse, che è venuto a mancare, è la dimensione del quartiere. Si propone di cambiare prospettiva e ragionare in maniera molto più territoriale, pensando anche di recuperare aree dismesse e spazi da poter dedicare ai minori.
Ritrovando il senso di comunità in ambienti più ristretti