Salario minimo a Roma: i numeri del Comune sono impietosi. Necessaria una legge che garantisca una cifra di retribuzione
Se sono poveri i giovani, lo è tutto il Paese. La situazione lavorativa per chi ha meno di 30 anni è drammatica tra precariato e disoccupazione. Anche chi ha un impiego deve lottare contro le paghe che sono tropo basse. È chiaro che in questo modo è sempre più difficile metter su famiglia e i figli si hanno sempre più tardi con gravi effetti sulla demografia.
A Roma il salario medio per i nati degli anni Novanta è pari a 10.200 euro, molto lontano dai circa 17mila euro che sarebbero garantiti se si guadagnasse 9 euro l’ora, la soglia di cui discute il Parlamento.
Sono quasi 2,2 milioni gli abitanti della capitale e 172mila persone non raggiungono i 30 anni. Un esercito di poveri. I dati sono dell’ufficio statistica del Comune di Roma sul “benessere economico”. Emerge che il 10,8% dei residenti dichiara un reddito inferiore a 15mila euro. Un problema che non ha distinzioni di quartiere o zona di provenienza. C’è poca o nessuna differenza se si lavora Parioli o a Tor Bella Monaca. Il reddito medio resta di 10mila euro e a Prati scende a 9mila euro.
La causa di ciò? Difficile racchiuderla in poche righe visto che sono diversi fattori che incidono sul fatto. Sicuramente va elencata la questione che in Italia, a differenza di altri Paesi europei, manca una legge sul salario minimo, e che i controlli scarseggiano con piccoli e medi imprenditori spesso hanno comportamenti feroci e ricattatori.
Questi numeri ovviamente non considerano il lavoro sommerso. Secondo la Cgil nel Lazio questa attività illegale tocca 420mila persone, il 15% dei lavoratori contro una media nazionale del 12%).
Falsi contratti di collaborazione, partite Iva ma che in effetti sottostanno alla regole come se fossero dipendenti: diversi gli escamotage trovate dalle aziende per guadagnare tantissimo sul lavoro di molti, giovani e non. Tante le mancate promesse di assunzioni dopo la firma dei contratti di apprendistato che non fanno altro che lasciare nella giungla milioni di giovani che non hanno prospettive.