I lavoratori autonomi devono sostenere delle spese quando aprono la partita Iva e successivamente per il mantenimento: a quanto ammontano.
Sono centinaia di migliaia i lavoratori autonomi nel nostro Paese, un numero molto alto anche rispetto alla media europea. Si calcola che la percentuale di soggetti titolari di partita Iva in Italia siano quasi il 22% dei lavoratori, mentre nel Vecchio Continente la media è del circa 15%.
Innumerevoli le attività che si possono svolgere con la partita Iva dai giornalisti ai graphic designer dagli architetti ai medici che svolgono la libera professione, ma anche chi è titolare di ditte artigianali e commerciali. Ovviamente aprire e mantenere una partita Iva ha dei costi in base all’attività esercitata.
Partita Iva, costi per l’apertura ed il mantenimento: tutti i dettagli
Chi ha deciso di intraprendere una carriera come libero professionista o titolare di una ditta individuale ha aperto la partita Iva, si tratta di un codice numerico, composto da 11 cifre, che identifica in modo univoco un lavoratore autonomo o una società per l’Agenzia delle Entrate.
Questa può essere aperta in maniera autonoma recandosi presso uno sportello dell’Ente o in via telematica usufruendo dell’apposito portale. In alternativa, si può richiedere la consulenza di un commercialista che provvederà all’apertura. In base alla modalità scelta e alla tipologia, i costi variano: presso l’agenzia delle Entrate per un libero professionista non si hanno spese, mentre per le ditte si devono pagare l’imposta di bollo, i diritti di segreteria e l’iscrizione alla camera di commercio, si parla di un complessivo di circa 115 euro. Se si decide di affidarsi ad un intermediario, si dovrà corrispondere una parcella in entrambi i casi.
Sono previste anche delle spese per il mantenimento annuale, si dovranno corrispondere le tasse ed i contributi a cui, ma solo per le ditte, si aggiungono i costi per il diritto camerale.
Le tasse vengono pagate con un’aliquota del 5%, per i primi 5 anni di attività, mentre al 15% avviando una nuova attività sul reddito netto annuale che si calcola moltiplicando i guadagni ad uno specifico coefficiente di redditività. Quest’ultimo varia in base alla professione che si esercita.
Infine, per quanto riguarda i contributi vi sono delle differenze. I lavoratori che hanno una cassa previdenziale dovranno pagare l’importo stabilito proprio da quest’ultima, quelli, invece, senza cassa dovranno versare all’Inps, una percentuale del 26,23% del reddito.
Per gli artigiani ed i commercianti esistono due tipologie di tipi di contributi: fissi, che non tengono conto dei ricavi, e variabili, che si calcolano sui guadagni incassati.