La Russia non estende all’Ucraina il l’accordo sul grano e gli effetti potrebbero essere devastanti per l’Italia
Lo scorso anno la Russia avevano firmato un accordo con l’Onu che consentiva di riaprire tre porti ucraini, tra cui il più famoso, quello di Odessa, in modo da riavviare le esportazioni di grano. Ciò dava modo a tantissimi Paesi, soprattutto a quelli in via di sviluppo, di avere una certa sicurezza alimentare per i mercantili che attraversavano il Mar Nero. Mediatore del patto fu il presidente turco Tayyip Erdogan.
Ora la Russia non vuole più estendere l’accordo con l’Ucraina. Come in tutti i patti c’era un dare e un avere. In cambio della sicurezza delle navi cargo le Nazioni Unite avevano consentito alla Russia di continuare a esportare cibo e fertilizzanti. Così si era riusciti a convincere i Paesi europei a non chiedere e imporre altre sanzioni alla Russia che si è macchiata dell’aggressione militare.
Russia, Ucraina e grano: cosa succederà. I numeri di Assoutenti
Ora secondo Mosca i Paesi occidentali non hanno rispettato i patti, innanzitutto nella parte che riguardava la distribuzione dei cereali ucraini agli Stati a basso reddito. Tra i Paesi che più rischiano si subire gli effetti c’è anche l’Italia.
Secondo Assoutenti la fine dell’accordo posto dalla Russia per l’export alimentare, in aggiunta agli attacchi militari che hanno distrutto “60mila tonnellate di grano e il crollo della produzione fino al -60% per gli effetti del clima”, scrive l’associazione, avrà come effetto “uno tsunami che si riverserà direttamente sulle tasche delle famiglie”. È prevista dunque una pesante inflazione sul grano.
Con l’aumento dei prezzi della materia prima costeranno molto di più pane e paste e lo scotto maggiore sarà ovviamente pagato dalla famiglie a reddito più basso.
Ma a quanto ammontano i rincari secondo le previsioni? La pasta potrebbe arrivare a costare mediamente 2,29 euro al Kg, circa 20 centesimi in più rispetto ad oggi. I dati forniti dall’associazione prendendo come modello un nucleo di quattro persone che in Italia spende circa 1.320 euro all’anno per la spesa di pane e cereali, registrerebbe un aumento di circa 132 euro annui. Per quanto riguarda il solo pane, che oggi è a circa 3,9 euro al Kg, l’aumento sarebbe di circa 50 centesimi per ogni chilo.