Conto cointestato: chi sarà controllato dall’Agenzia delle Entrate

I giudici della Corte di Cassazione, nei mesi scorsi, si sono espressi in merito ai controlli dell’Agenzia delle Entrate sui conti cointestati.

Sono molti i soggetti che hanno deciso di aprire un conto corrente cointestato per le più svariate ragioni. Si tratta, nel dettaglio, di un normale conto corrente che ha come intestatari, però, due o più persone e può essere di due differenti tipologie: a firma disgiunta o congiunta.

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Agenzia delle Entrate (RafMaster – Adobe Stock) – Bonus.it

Il primo permette ai titolari di operare con gli stessi diritti, mentre quello a firma congiunta implica la presenza o la firma di tutti gli intestatari per effettuare le operazioni. Per quanto riguarda i controlli da parte del Fisco su questa tipologia di conti, è arrivata una sentenza della Corte di Cassazione.

Conti cointestati, la recente sentenza della Cassazione sui controlli

Ad ottobre dello scorso anno, i giudici della Corte di Cassazione si sono espressi sui possibili controlli da parte dell’Agenzia sui conti correnti cointestati. Questi vengono aperti, ad esempio da una coppia di coniugi o dai soci di un’azienda per una questione di comodità in modo da avere su unico conto il denaro e poter effettuare operazioni come bonifici, prelievi o pagamenti.

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Roma, Corte di Cassazione (framarzo – Adobe Stock) – Bonus.it

Una soluzione vantaggiosa che in molti credono possa essere esenti dai controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, ma ovviamente non è così. Il Fisco tiene sempre sotto controllo i movimenti sospetti anche se si tratta di conti cointestati e, lo scorso anno, la Corte di Cassazione ha stabilito, attraverso una sentenza, che l’Agenzia delle Entrate è legittimata ad effettuare tali verifiche anche su conti cointestati se questo è nelle disponibilità del soggetto per cui sono stati attivati i controlli per verificare se le somme costituiscano reddito per il contribuente. L’Agenzia potrà agire anche sulla base “degli stretti rapporti familiari” esistenti tra i titolari considerando “l’ingiustificata capacità reddituale dei prossimi congiunti”. Deve essere quest’ultimo a fornire una prova contraria per dimostrare che gli eventuali movimenti non costituiscano reddito.

Il Fisco potrà procedere, riporta la redazione de LaLeggepertutti, anche attraverso indagini bancarie ed acquisire tutta la documentazione necessaria per verificare eventuali violazioni e successivamente procedere con sanzioni, sempre fino a prova contraria.

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