Il Governo Meloni ha al vaglio un progetto per modificare il meccanismo di incasso del Canone Rai, di cosa si tratta e come funziona
Il Ministro dell’Economia e delle Finanza del Governo guidato da Giorgia Meloni, Giancarlo Giorgetti, ha illustrato nei giorni scorsi un progetto bandiera della campagna elettorale dell’attuale maggioranza: il canone Rai. O meglio, come eliminare il canone Rai dalla bolletta della luce. Proviamo a chiarire.
Il canone Rai è una tassa che da circa 90 anni gli italiani pagano per il funzionamento della televisione di Stato. Viene introdotto per Regio Decreto nel 1938, in pieno regime fascista, allo scopo di sviluppare la rete di diffusione, le strutture tecniche e la produzione dei programmi della Rai allora Eiar. Ma, con l’avvento della televisione commerciale, e di quella pay è, oggettivamente, diventato desueto.
Canone Rai, il nuovo meccanismo di incasso
Nonostante questo, per coprire i costi reali di una azienda che dà lavoro a 12500 addetti (più l’indotto) e che ha un fatturato di 2,516 miliardi, il canone è stato trasformato in imposta relativa alla detenzione di strumenti necessari all’emissione di programmi radio televisivi. E qui, come direbbe il Grande Totò, casca l’asino. Si perché la tassa in questione, formalmente, non copre più la visione dei programmi RAI, programmi che hanno perso consistenti fette di mercato in favore di Mediaset, Sky e Netflix, ma avere una televisione in casa.
Per questo motivo, a fronte di un’ampia evasione della tassa in oggetto, il Governo presieduto da Matteo Renzi, nel 2015, ha deciso di inserire il pagamento del Canone nell’ambito della bolletta della luce in modo da renderlo ineludibile. Ma la norma ha subito gli strali, e le censure, dell’Unione Europea che la ritengono, giustamente, poco trasparente. Ed arriviamo ai giorni nostri e precisamente a quando, nello scorso settembre, nel programma del centrodestra era scritto, a chiare lettere, che il canone Rai sarebbe sparito della bolletta. E così sarà.
Ma la soluzione sembra peggiore del male. La tassa, secondo quanto riferito dal Ministro Giorgetti, sparisce dalla bolletta ma sarà pagata tramite il credito dello smartphone (da un solo membro per nucleo familiare). Il nuovo canone sarà leggermente più basso, circa il 75% dell’attuale, ma manterrà un vizio di fondo. Resta poco trasparente agli occhi dell’Unione Europea e, soprattutto, mantiene la sua ingiustizia di fondo. Quella di finanziare un’azienda che oltre a fare regolare raccolta pubblicitaria è praticamente sconosciuta ad ampie fasce della popolazione