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Calcio italiano in crisi: quanti soldi sono stati persi

Pubblicato da
Giovanni Cardarello

L’estate per il calcio italiano è il tempo del calciomercato ma per il principale sport nazionale è il tempo di fare i conti con i debiti

Lukaku parte, Vlahovic resta o forse no, Tonali in Premier League, Osimhen sfoglia la margherita, Milinkovic Savic e Ibanez in Arabia Saudita. Si potrebbe riassumere cosi, in poche, righe il fiume di inchiostro e di buzz social che sta attraversando l’Italia calcistica in questa rovente estate 2023. “È il calciomercato bellezza”, direbbe qualcuno parafrasando l’iconica frase di Humphrey Bogart.

Debiti Calcio Italiano (Foto Canva) – bonus.it

Calciomercato che è, la croce e la delizia, di ogni appassionato del principale sport nazionale. Uno sport che, secondo i dati sviluppati dal Centro Studi della Federazione Italiana Giuoco Calcio, la FIGC grazie a PwC Italia e Arel (Agenzia di Ricerche e Legislazione) cuba un valore socioeconomico di 4,5 miliardi di euro, che dà lavoro a 126.000 persone e che genera 11,1 miliardi del Prodotto Interno Lordo lo 0,62% del totale.

Debiti Calcio italiano, i numeri di voragine senza fine

Numeri da capogiro ma che hanno davvero i piedi di argilla. Per tre fattori preponderanti. Il primo, sono legati indissolubilmente al risultato sportivo. Risultati che, quando arrivano, generano ricavi maggiori, maggiori introiti e creano indotto. Quando mancano generano perdite a non finire. Le infrastrutture, laconicamente arretrate e spesso vecchie, quando va bene di trentatré anni (le ristrutturazioni dei Mondiali di Italia 1990). Il monte dei debiti, davvero importante e difficile da aggredire.

Debiti Calcio Italiano: campo di gioco (Foto Canva) – bonus.it

E qui torniamo a bomba, al calciomercato, la fabbrica dei sogni, il momento dell’anno in cui tutti i club, dalla Serie A all’Eccellenza passando per il calcio femminile e quello giovanile, mette in moto risorse, crea o disfa le fortune sportive e, come anticipato, genera debiti. Debiti che, sempre secondo il Centro Studi della FIGC, nell’ultimo anno calcolato, il 2020-2021, hanno sommato l’astronomica cifra di 5,6 miliardi di euro con una perdita secca di 1,6.

Una cifra importante, paragonabile a quella di una crisi di settore strutturale. Ma è davvero così? Trattandosi di un prodotto volatile è difficile mettere un punto certo, ma i numeri reali sono impietosi. Tanto che nell’ultima Legge di Bilancio il Governo guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, su pressione del Senatore di Forza Italia e della Lazio Calcio, Claudio Lotito, ha varato un provvedimento, il cosiddetto salva-calcio bis (omonimo del provvedimento varato nel 2003 dal compianto Silvio Berlusconi) per spalmare il debito in sessante comode rate. E la ruota continua a girare, o meglio, il pallone continua a rotolare. Ma fino a quando?

Giovanni Cardarello

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Giovanni Cardarello