Quando possono essere pignorati i conti correnti? Non è sempre possibile, dipende da vari fattori, vediamo insieme quali.
Conto pignorato e una bella gatta da pelare che se non si sa cosa e come fare rischia di essere una situazione decisamente spiacevole. Ma come si pignora un conto corrente? Prima di tutto facciamo un passo indietro e spieghiamo perché accade. Per recuperare i crediti vantanti, il creditore può rivalersi sul conto corrente del debitore. Quindi si attua una esecuzione forzata, attuata qualora il debitore non disponga di immobili o beni mobili da utilizzare come garanzia.
In questi casi, quindi, viene pignorato il conto; un pignoramento presso terzi, nel quale la banca o l’ente postale blocca tutto il denaro presente sul conto, o anche solo una parte. Questo accade anche se i conti in possesso dal debitore sono più di uno. Attuare questa misura non è sempre possibile, presente anche dei limiti che servono a salvaguardare situazioni di povertà o altri status sociali.
Pignoramento conti corrente: come funziona?
Ci sono comunque dei limiti al pignoramento del conto corrente. In primo luogo bisogna comprendere se è utilizzato per l’accredito di stipendi o pensioni. In questi casi il conto corrente può essere pignorato solo in parte. Ma se la cifra sul conto corrente risulta essere superiore di tre volte all’importo dell’Assegno sociale, quindi sopra i 19.627,53 euro, il lavoratore dipendente subirà il blocco dei soldi presenti sul conto. Da quel momento il denaro che viene depositato, però, potrà essere bloccato solo per un quinto.
Diverso per il lavoratore autonomo, che subirà la proceduta su tutta la somma depositata sul conto. Ma esistono delle entrate che non sono pignorabili e, quindi, che non sarà possibile pignorare i suoi risparmi. Parliamo di Pensioni di invalidità, indennità di accompagnamento, rendite di assicurazione sulla vita. Tutto questo vale anche per i conti cointestati, dove però il massimo del pignoramento sarà, ovviamente, al 50%.
In caso di conti correnti rossi o vuoti? In questi casi il creditore può abbandonare in qualsiasi velleità di arrivare al denaro oppure chiedere che il pignoramento rimanga attivo in attesa di nuovi accreditamenti. Le cose diventano ulteriormente diverse se si parla di conti aziendali. Infatti il Fisco, come stabilito dalla norma in vigore il 1° luglio 2017, può procedere al pignoramento del conto corrente aziendale, senza neppure l’autorizzazione di un giudice.