Lo smart working porta diversi benefici sia al lavoratore che al datore ma uno studio rivelare eventuali problemi
Abbiamo imparato a conoscere lo smart working dalla pandemia in poi. Alcune aziende già praticavano il lavoro da remoto (anche se la traduzione più fedele è lavoro “intelligente” o “agile”), per questioni ambientali – un dipendente che non va in ufficio risparmia il carburante dell’auto – e per lasciargli la libertà di gestire meglio il proprio tempo.
Lavorare da casa piace, anche se meno di quanto possa sembrare perché per molti è meglio recarsi in sede, magari in modo alternato, così da sconfiggere anche la monotonia. L’arma è a doppio taglio e padroni e dipendenti non hanno le stesse opinioni in base all’appartenenza. È facile pensare che i datori preferiscano avere i propri dipendenti in ufficio ma non è sempre così perché in alcuni casi se restano a casa significa anche risparmio per l’azienda.
Comunque tra le diverse opinioni ed esigenze ci sono anche gli studi che provano a mostrare quale idea sia migliore. Ma trattandosi di idee, appunto, è difficile trovare una sorta di verità scientifica.
Bloomberg riporta lo studio condotto da economisti del Massachusetts Institute of Technology e dell’Università della California che riguarda alcuni neoassunti. La produttività dei giovani che lavorano da casa, conclude lo studio, è inferiore del 18% rispetto a quelli che erano in ufficio. L’obiezione alla ricerca è che bisogna prendere in considerazione la differenza con i lavoratori che hanno più anni di presenza in azienda.
Di contro in questi anni non sono mancati studi che dimostrano invece l’esatto opposto, ovvero che lavorare da casa, senza la pressione dei capi e responsabili, aiuta ad essere più produttivi.
Brian Chesky, co-fondatore e ceo di Airbnb, ha invitato i dipendenti di tutto il mondo a lavorare dove preferiscono. Alcune grandi banche di Wall Street come la Goldman Sachs, invece, chiede di rientrare in ufficio. Qual è la strada gusta? Entrambe e nessuna. La scelta migliore va presa in base alla realtà dell’azienda e alla natura di essa, del lavoro da svolgere. Una redazione giornalistica, ad esempio, può essere mista. La condivisione di un unico spazio è essenziale per come va svolto il lavoro da giornalista ma chi è deputato ad assolvere determinati compiti (intervista, cronaca sportiva, ecc…), può lavorare da remoto.