Il tunnel Monte Bianco chiude per lavori: gli effetti economici

Il tunnel Monte Bianco subirà diversi interventi che si prolungheranno nel tempo per i prossimi anni: i dettagli

Il traforo del Monte Bianco è un’infrastruttura importantissima poiché collega le economie di diverse regioni. Non solo la Valle d’Aosta con i territori francesi ma tutto il Nord-ovest italiano e non solo. La sua chiusura, infatti, avrà delle pesanti ripercussioni.

Ingresso traforo Monte Bianco (foto AdobeStock) – Bonus.it

Lo stop, da lunedì 4 settembre al 18 dicembre, è necessario per realizzare i lavori di rifacimento del tunnel. Gli interventi non saranno però limitati in questi tre mesi e mezzo. Sono in programma ogni anno, nello stesso periodo, per i prossimi diciotto anni, fino al 2040.

Lavori tunnel Monte Bianco: la preoccupazione delle imprese

I primi lavori riguarderanno il rifacimento di due parti della volta di 300 metri ciascuna. Sarà nuovo il sistema di drenaggio dell’acqua come le strutture prefabbricate resistenti al fuoco. Inoltre saranno sostituiti gli elementi dell’illuminazione e dei ventilatori appesi in galleria.

tunnel monte bianco
Il tunnel (foto Canva) – Bonus.it

Nel 2024 saranno realizzati interventi su altre due parti delle volte, quindi ulteriori 600 metri per un totale di un chilometri e duecento metri nei primi due anni di lavori.

L’investimento è importante e ciò significa che gli interventi sono importanti ma si teme che si possa perdere altrove. Non a caso i rappresentanti della Confindustria della Valle d’Aosta hanno lanciato l’allarme. “Stiamo parlando di 72 mesi complessivi: l’equivalente di 6 anni di chiusura spalmati su 18”, affermato dall’associazione.

Repubblica riporta le stime del rapporto dell’Osservatorio territoriale delle infrastrutture: il Pil della regione calerebbe di ben 9,8% che tradotto in soldoni equivale a 11 miliardi di euro in meno. Timori anche da Federalberghi e Confcommercio.

Sarebbero molto colpite le attività da Aosta a Courmayeur dice Luigi Fosson, presidente di Federalberghi: “Parliamo del 30-40% del sistema ricettivo valdostano. Qui in molti hanno deciso di chiudere in questo periodo”.

Paolo Uggè, presidente di Conftrasporti, si chiede perché non si è mai affrontato il tema in sede europea. Fa notare che in questo modo si blocca l’uscita dei prodotti dall’Italia, mettendo in crisi non solo il settore dell’autotrasporto.

Il presidente della Valle d’Aosta Renzo Testolin, invece, con l’Università, l’Arpa e l’omologa francese vuole valutare direttamente gli effetti economici e socio-culturali della chiusura e quali saranno le scelte future da prendere.

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