I più recenti dati dell’Osservatorio Nazionale sul Commercio segnalano la grande crescita di una nuova professione, il venditore di abiti vintage.
Una vecchia rubrica della popolare e amatissima rivista di giochi e rebus, La Settimana Enigmistica, aveva una rubrica davvero molto seguita. La rubrica si chiamava Aguzza l’Ingegno. Ed è stata la palestra per sviluppare o tenere attiva la mente, la memoria e l’attenzione di intere generazioni di italiani. Un vero e proprio bene pubblico, in un’era in cui tra smartphone, cellulari, smart tv ed applicazioni siamo avviluppati da turbo informazioni che rallentano la nostra attenzione e le nostre sinapsi.
Ed è proprio sulla scorta di queste esperienze cognitive che negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia da coronavirus covid-19 si è sviluppato un fenomeno socioeconomico. Il fenomeno si chiama decluttering emotivo, ovvero, la necessità di liberare spazi fisici e mentali eliminando elementi non più necessari. Di particolare rilievo il decluttering di oggetti, libri e soprattutto vestiti.
Venditore di Abiti Vintage, una professione in espansione
Si stima che da marzo 2020 a marzo 2022 ci sia stato un vero e proprio svuotamento di casa, armadi e cantine. Una massa enorme di oggetti che sono usciti dalle case quasi esistesse un Bonus per cambiare il guardaroba. Ovviamente non è così, è un’iperbole ma, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale sul Commercio il fenomeno è emerso con evidenza.
Ed è emerso in due direzioni. La prima direzione è quella dell’aumento dell’acquisto di vestiti moderno nei grandi magazzini e in tanti negozi di abbigliamento che, nonostante la crisi economica sono riusciti a rimanere a galla. È emerso, soprattutto, nell’alveo di una nuova professione che si è fatta tanta strada negli ultimi tempi. La professione è quella del venditore di abiti vintage. Una professione di fatto antichissima, il vecchio rigattiere aveva sostanzialmente quella funziona, ma ammantata alla novità del Ventunesimo Secolo.
In primo luogo nel recupero e nel riciclo di abiti che altrimenti andrebbero perduti ed andrebbero ad alimentare il circuito vizioso del mancato riciclo. In secondo luogo, mettendo in circolo nel sistema economico un percorso virtuoso fatto di recupero di vecchi modelli, di apertura di nuovi locali, di implementazione dell’e-commerce e perché no del lancio di nuove mode. Tutti elementi che combinati tra loro, dati sempre dell’Osservatorio Nazionale del Commercio, portano il settore a ridosso della cosiddetta moda flash. Ed è un salto davvero importante