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Economia e Finanza

Centri estivi, quanto sono costati: facciamo due conti

Pubblicato da
Giuseppe Formisano

I centri estivi impegnano i più piccolo quando le scuole sono chiuse ma i prezzi sono troppo alti: modificare il calendario delle lezioni?

Settembre è sinonimo di ripresa delle attività scolastiche, croce e delizia per la famiglie. Per molti genitori significa non “preoccuparsi” più di come impegnare il tempo quando gli istituto sono chiusi, si torna a una vita più regolare, anche se, per chi ha minori alle scuole medie e superiori, vuol dire affrontare le spese del caro libri scolastici.

Bambini al centro estivo (foto AdobeStock) – Bonus.it

L’estate ormai terminata anche quest’anno ha portato un problema già conosciuto: a chi lasciare i figli quando non vanno a scuola. Molti trovano valide alternative nei centri estivi ma i costi sono molto alti.

Eures, la Rete di Cooperazione Europea dei Servizi per l’Impiego, insieme ed Adoc, l’Associazione Difesa e Orientamento Consumatori, ha realizzato un’indagine su cinque grandi città italiane: Roma, Bari, Bologna, Milano e Napoli.

Centri estivi, quanto sono costati a settimana

Mediamente ogni famiglia per mandare il proprio figlio in un centro estivo ha speso 140 euro ogni settimana. Un costo alto quanto indispensabile ma che pone un altro problema: bisogna rivedere il calendario scolastico, rimasto fermo a decenni fa.

Attività in un entro ludico estivo (foto AdobeStock) – Bonus.it

Oggi, rispetto a un tempo, lavorano entrambi i genitori e le settimane di ferie si sono ridotte. La chiusura delle scuole per circa 12 settimane è un sistema che non regge. Se si vuole mandare il bambino o la bambina per tutto il periodo estivo in un centro, alla famiglia costa oltre 1.100 euro.

Partendo dalle indicazioni Istat sul reddito netto di una famiglia con entrambi genitori lavoratori, dove il risultato è di oltre 32mila euro all’anno, il rapporto sottolinea che “per la gestione di una porzione del periodo di chiusura delle scuole una famiglia si trova a dover impegnare oltre la metà di un reddito mensile“. Esistono centri con rette calmierate grazie ai fondi comunali, ma questi sono sempre più esigui e non tutte le famiglie riescono ad accedere.

In altri Paesi europei la pausa estiva è molto più breve, anche la metà di quella italiana, dalle 6 alle 8 settimane in Francia, Inghilterra e Germania. È evidente – anche davanti alla preparazione dei piccoli studenti un giorno adulti – che bisogna fare in modo di tornare a scuola prima o chiudere l’anno scolastico almeno a fine giugno.

 

Giuseppe Formisano

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Giuseppe Formisano