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Pagamento tasse: come il fisco smaschera chi non lo fa

Pubblicato da
Giovanni Cardarello

Le tasse sono il vero e proprio incubo dei contribuenti, una medicina necessaria per il funzionamento dello Stato e l’erogazione dei servizi

Il recupero dell’evasione fiscale, in Italia, è la vera e propria Madre di Tutte le Battaglie necessarie a rendere efficiente ed efficace il lavoro dello Stato. I numeri, come sempre, sono lo strumento migliore per specificare il dato. Nella Legge di Bilancio per l’anno 2023 il Governo, presieduto da Giorgia Meloni, ha varato la cosiddetta Rottamazione quater

Tasse (Foto Canva) – bonus.it

Si tratta, nello specifico, della quarta puntata della rottamazione con saldo e stralcio delle cartelle esattoriali giacenti presso l’Agenzia per le Entrate. Una massa abnorme che, secondo gli ultimi calcoli ufficiali, corrisponde a poco più di 20 miliardi di euro. Una intera Legge di Bilancio stando a dati del 2023. Ma non solo. Vanno sommati tutti i dati della grande evasione fiscale, quella delle grandi aziende.

Tasse, i controlli dell’Agenzia delle Entrate

Dati che, sommati, generano un buco nella casse dello Stato importante. Buco che significa minor servizi, meno manutenzione di strade, scuole e ospedali. Meno Stato. Va detto altresì, ma non a titolo giustificativo, che la pressione fiscale in Italia è tra le più alte d’Europa. Una pressione ufficiale stimata al 37%. Una pressione che, però, sommata a tasse locali e al “nero” arriva sopra il 49%.

Tasse, euro e grafici (Creative Commons) – bonus.it 20230905

Non ci sono alternative però. È fondamentale recuperare il più possibile dell’evasione fiscale e delle tasse eluse e non pagate per permettere allo Stato di funzionare meglio. Per questo motivo l’Agenzia delle Entrate ha messo in opera tre azioni, puntuali, per capire ed intuire dove si annidano i contribuenti infedeli. Nello specifico le azioni sono tre. Ecco quali sono e come funzionano. Partiamo dall’uso del Redditometro, ovvero un algoritmo in possesso dell’ente statale che funziona attraverso il calcolo combinato tra i guadagni ottenuti e le spese sostenute.

Il secondo strumento, invece, è il cosiddetto Risparmiometro. In questo caso il meccanismo è più complesso e si basa sulla verifica del risparmio presente nei conti e sulla propensione a spendere. Se quello che viene guadagnato è inferiore ai 2000 euro e resta in giacenza è evidente che si tratta di una cifra risparmiata. La terza e ultima azione è in ordine all’Anagrafe dei conti correnti, ovvero a tutti i rapporti finanziari che un contribuente attiva sul territorio nazionale. L’incrocio di tutti questi dati determina il livello di rischio del contribuente e i relativi accertamenti

Giovanni Cardarello

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Giovanni Cardarello