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Denatalità, la situazione in Italia non è positiva

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Redazione

Il Cgia di Mestre è molto preoccupato per la situazione sulla natalità in Italia, che inciderà necessariamente sul mondo del lavoro.

È uno scenario futuro, ma le cui basi sono gettate nel presente, anzi, nel passato prossimo. Il Cgia di Mestre è preoccupato dal fenomeno della riduzione vertiginosa di natalità a cui si sta assistendo in questi anni. Molte persone della generazione ad oggi over 50 non ha fatto figli. Con la conseguenza che tra 15 anni si avranno poche risorse da inserire nel mondo lavorativo. Dalle stime, nel quinquennio 2023-2028 andranno in pensione circa il 12% degli italiani per aver superato l’età possibile per far parte del mondo del lavoro.

Cittadinanza (Foto da Adobe – Canva) – bonus.it

Ed il rischio è che non ci sia un reale avvicendamento. Le stime sostengono che il numero degli under 34, pronti ad entrare nel mondo del lavoro, è drasticamente sceso negli ultimi anni. Questo è un problema relativo. Certo, se le aziende vogliono assumere solo giovani con contratti da tirocinante e con le sovvenzioni pubbliche troveranno poco pane per i loro denti.

Allo stesso tempo si può ricordare che una grande platea di over 40 sono a spasso, anche se qualificati. Questo è il risultato della precarietà nel mondo del lavoro. Basterebbe assumere loro anziché degli studenti appena usciti dall’università.

Natalità, l’utilizzo delle risorse degli extracomunitari

Ed allora, data la crisi della natalità, le aziende e le associazioni di impresa si stanno accorgendo che una manodopera c’è. Ma non è italiana. Sono i figli degli immigrati di prima o seconda generazione che ormai vivono qui da decenni con il permesso di soggiorno e di lavoro. Il Cgia Mestre sostiene questa possibilità ampliandone anche gli orizzonti.

Ufficio (Foto da Adobe – Canva) – bonus.it

L’associazione di categoria ribadisce che per legge, uno straniero fuori dalla comunità europea, che vive all’estero ma che intende lavorare in Italia, può essere chiamato direttamente per lavorare. Il permesso di soggiorno è conseguente all’impiego. Il dipendente deve sottoscrivere un patto sociale con l’Italia. In realtà quando si parla di denatalità forte, la stima viene fatta sui cittadini italiani.

Dato che ius soli non è stato approvato, molti ragazzi, futuri trentenni laureati, che vivono e studiano nel nostro Paese non hanno la cittadinanza, quindi non possono entrare a far parte delle statistiche. Un’altra opzione paventata dal Cgia Mestre è di foraggiare sempre più il contatto tra scuola e lavoro, di modo da incentivare il passaggio diretto per chi dopo l’istruzione superiore non vuole andare all’università ma preferisce direttamente entrare nel mondo del lavoro.

Queste opzioni saranno le uniche praticabili in un futuro prossimo. E questo potrebbe essere un motivo per fare il grande passo di conferire la cittadinanza italiana ai ragazzi di origine straniera di seconda o terza generazione.

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