Progetti del nuovo governo per la natalità: arriva il quoziente familiare. Nuovo progetto che dovrà sostituire l’ISEE nel calcolo familiare.
La natalità rientra tra le sfide maggiori di questo governo. Il numero di nati diminuisce vertiginosamente e l’equilibrio generazionale si inizia a sfilacciare. Giorgia Meloni ha sempre portato all’attenzione questa enorme crisi demografica e ora al governo i discorsi diventano progetti. Diverse le azioni che il governo decide di portare avanti per riuscire a raggiungere l’obiettivo, creando uno status social di sicurezza nel quale mettere al mondo i propri figli.
Tra le opzioni vagliate dal governo si palesa il quoziente familiare. Una manovra che andrebbe a sostituire il nostro amato ISEE che, oramai, accompagna tutte le nostre attività economiche. Ovviamente non c’è una data di inizio ed inserimento del quoziente familiare, la cosa è ancora embrionale, ma abbiamo già sufficienti dati per raccontarvi come funzionerebbe. ISEE e quoziente familiare presentano delle prime visibili differenze. Il problema di queste differenze sta proprio nel calcolo finale che determina se è possibile accedere a determinati sussidi.
ISEE e quoziente familiare: cosa cambia?
Questo è il punto importante che ha smosso le acque. ISEE permette vari accessi a bonus e sussidi tenendo conto del reddito di una famiglia. Ora, il calcolo utilizzato per costruire l’ISEE tiene conto di vari fattori reddituali tra i quali anche le proprietà. Si comprende, quindi, che chi accede ai sussidi sono nuclei familiari con un basso reddito.
Il quoziente familiare ragiona in maniera differente, strutturando altri tipi di priorità economiche per l’accesso a determinati sussidi. Difatti il quoziente familiare terrebbe conto unicamente del reddito, escludendo dal calcolo la situazione patrimoniale, ma terrebbe conto del numero di componenti. La situazione sembra, così, determinare un paradosso nel quale le famiglie più numerose ma con redditi più alti sarebbero avvantaggiate, mentre coppie senza figli o persone sole, con redditi più bassi svantaggiate.
Progetto per la natalità: il quoziente familiare
Proviamo a mettere a confronto due famiglie con stessi redditi. La prima un nucleo familiare di 5 persone, di cui 3 figli e 2 genitori, con casa di proprietà. Un nucleo di questo tipo potrebbe accedere ad una serie di sussidi, dato il numero e il fatto che la casa di proprietà non è calcolata nel reddito finale. Immaginiamo ora un nucleo familiare senza figli ma senza la casa di proprietà. Secondo il calcolo non potrebbero accedere ai sussidi.
Semplificando, l’importo ottenuto dalla somma dei redditi diviso i componenti della famiglia, determina se abbiamo diritto ai sussidi. Quindi si applicano le aliquote Irpef sul reddito medio e sii moltiplicano per il numero di componenti. Il coefficiente per cui moltiplicare è il seguente: 1 per single o vedove/i, 1 per ogni figlio successivo al secondo, 0,5 per il primo e il secondo figlio, 0,5 per i genitori single, 2 per le coppie sposate o che convivono, 4 in presenza di figli disabili.
Se ne desume che una famiglia con un reddito di 11mila con 3 figli a carico avrà un quoziente di base di 2.200, su cui aggiungerebbe aliquote e coefficienti, rientrando cosi nei sussidi. Mentre un coppia con lo stesso reddito, ma, immaginandola come sopra descritta, senza la casa di proprietà si ritroverebbe con un coefficiente di 5.500, rimanendo esclusa dai sussidi, anche se comunque bisognosa. Ed ecco il paradosso. Saremo in attesa di nuovi sviluppi nella creazione di questo nuovo coefficiente.