Il prezzo petrolio vive grandi momenti di incertezza e il sistema è legato all’inflazione che sta investendo tutto il mondo
Da circa settant’anni, da quando dopo il secondo conflitto mondiale si è aperta una nuova era, la produzione mondiale è legata al petrolio. Quando nel ’73 i Paesi arabi produttori vollero colpire l’Occidente che appoggiarono Israele nella Guerra del Kippur contro la Palestina, alzarono i prezzi del greggio, causando una forte inflazione.
Oggi siamo ancora legati al petrolio come al gas e lo vediamo con l’ultimo conflitto in corso che colpisce direttamente l’Europa, l’attacco della Russia all’Ucraina.
Attualmente c’è molta incertezza, è difficile fare previsioni sulle materie energetiche. Il prezzo del petrolio sta salendo dopo le misure adottate dalla Cina per contrastare la crisi economica che ha investito anche il gigante asiatico. Dall’altra parte, però, dal simposio di Jackson Hole, la conferenza annuale organizzata dalla Federal Reserve, la banca centrale americana, è emerso che le banche centrali dei Paesi occidentali possano portare avanti una politica monetaria aggressiva.
Se questi enti dovessero aumentare ulteriormente i tassi d’interesse si abbasserebbe il prezzo del petrolio. Ciò però avrebbe un effetto negativo sull’economia anche se rallenterebbe l’inflazione: i consumi infatti sarebbe limitati.
Ciò ci ricorda che in economia è fondamentale avere un equilibrio. L’inflazione, che il consumatore vede come qualcosa di negativo, in effetti lo è ma se si mantiene attorno al 2% come suggerisce la Banca centrale europea, è segno di buona salute per l’economia. Se si consuma la moneta circola e il mercato sorride perché c’è chi vende e chi compra.
I dati oscillatori sono chiari segnali di incertezza del prezzo del petrolio. Prima dell’incontro di Jackson Hole è stato osservato un trend rialzista con oltre un punto percentuale dalla partenza della sessione. Si tratta di un movimento contraddittorio perché si è verificato allo stesso momento in cui c’è stato un rafforzamento del dollaro.
Inoltre, dopo le dichiarazioni del presidente della Fed Jerome Powell e dei presidenti delle Federal Reserve di Philadelphia e Cleveland, il mercato non ha escluso che le banche centrali possano aumentare ulteriormente i tassi d’interesse, facendo calare il prezzo del petrolio.