Le rimesse dei cittadini immigrati, verso i propri Paesi di origine, rappresentano un fenomeno carsico dell’economia nazionale. Un fenomeno che periodicamente emerge in tutta la sua forza.
La fine del terzo trimestre dell’anno solare porta, in genere, a fare bilanci di ogni tipo. In particolare, sulle tematiche economiche. È quindi il tempo giusto di tirare le somme intermedie ad una serie di questioni ed in particolare ad un tema che è spesso sottaciuto dei grandi media e nell’opinione pubblica. Parliamo del meccanismo delle cosiddette rimesse verso i Paesi di origine. Ma di che si tratta?
Si tratta del meccanismo per cui le persone immigrate in Italia rimettono, inviano, parte dei proprio guadagni verso i Paesi di origine. Un fenomeno che tanti italiani delle Generazioni del Post Seconda Guerra Mondiale conoscono bene. Al tempo, infatti, si partiva per cercare fortuna all’estero e parte di questa fortuna veniva condivisa con la famiglia di origine. Il meccanismo è identico. Solo che oggi il Paese che accoglie è l’Italia e i migranti provengono dal Sud e dell’Est del Pianeta.
Rimesse dei cittadini immigrati, alcuni dati
Quello che colpisce, invero, sono i dati. Soprattutto ora che la stagione estiva è finita. Una stagione dove il lavoro a tempo è diffusissimo. Una stagione dove le rimesse verso i Paesi di origine si fa intensa. E i numeri sono davvero sorprendenti. A fornirli è uno studio realizzato dal CESPI, acronimo di Centro di studi di politica internazionale. Vediamoli nel dettaglio partendo dall’ultima rilevazione completa disponibile. Quella dell’anno 2021.
E il dato è davvero importante. Nel solo anno solare 2022 le persone immigrate hanno inviato nei Paesi di origine una cifra complessiva di 8,2 miliardi di euro. Miliardi di euro che “spariscono” dall’economia nazionale per andare a sostenere economie più povere. E la direzione indica plasticamente che è così. Di questi 8 miliardi, 1,2 è inviato in Bangladesh, quasi il 15% del totale. Seguono a ruota i 700 milioni inviati in Pakistan e i 625 nelle Filippine.
Numeri importanti anche per le rimesse verso Marocco, Romania e Senegal, circa 500 milioni. Cosi come verso India, Georgia, Nigeria e Perù che ricevono dai connazionali che lavorano in Italia fra i 300 e i 400 milioni l’anno. Gli invii sono costanti nei trimestri con una punta di 2,2, come anticipato a settembre. Da segnalare che il 2022 è stato l’anno con maggiori rimesse in assoluto dal 2016 ad oggi. Prima le media era intorno ai 5-6 miliardi l’anno, dal 2020 in poi si è registrata una vera e propria impennata e la sensazione è che il dato del 2023 sarà altissimo