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L’ho conosciuto online, ma non esisteva: ha perso 200 mila euro

Pubblicato da
Redazione

La storia di una donna di Milano commuove e mette all’erta da un fenomeno molto presente sui social: le truffe affettive.

Gli psicologi potranno confermare che l’affettività dà dipendenza come e anche più delle sostanze quali fumo ed alcol. Anche se la gravità del fenomeno è di recente scoperta, le sue conseguenze non lo sono. Ansia, depressione, fino ad arrivare ad una visione distorta della realtà, che sfocia in ossessione. La dipendenza affettiva è a tutti gli effetti una malattia da cui si può guarire.

Truffa online (Foto da Canva) – bonus.it

Spesso le vittime sono le donne, ma non solo. Esistono diversi gruppi di ascolto e condivisione. Il confronto con altre persone vittime di questa patologia aiuta a comprendere quali sono i trucchi che sono messi in atto dal manipolatore per far cadere la vittima nella propria rete. E non c’è una colpa per questo.

Il caso in questione riguarda una donna di 60 anni che vive a Milano, il cui nome è Sylvie. La sua dipendenza affettiva verso un uomo che aveva conosciuto online è arrivata al punto da farle perdere 200mila euro. Per fronteggiare i debiti la donna alla fine è stata costretta a vendere la casa.

La storia di Sylvie e la truffa online

Non si deve dare retta ai luoghi comuni, per cui chi cade nelle trappole dei truffatori sono solitamente persone con bassi livelli di scolarizzazione e poche difese intellettuali. Sylvie è una donna colta, arrivata, che ha viaggiato molto nella vita. Insomma, affatto sprovveduta. Un giorno le arriva un messaggio da parte di un soldato americano su Facebook. Non conoscendolo, la donna lo ignora.

Truffa online (Foto da Canva) – bonus.it

Due mesi dopo il messaggio era ancora lì. La donna, incuriosita, inizia a spulciare sul suo profilo Facebook, e trova le sue foto con la divisa da soldato, o mentre è a casa a riparare il garage. Decide di rispondergli, e da lì inizia una fitta corrispondenza su messanger. Come da copione per i truffatori, la conversazione poi si sposta su una piattaforma più ‘intima’. L’uomo le chiede di scriversi su WhatsApp.

E da lì almeno tre – quattro messaggi al giorno. Sylvie inizia ad invaghirsi. L’uomo le racconta la sua storia e che non ce la fa più a stare in Siria. Vuole lasciare la missine e stare con lei. Ed a quanto pare ha un piano in mente. Durante uno scontro con l’Isis in un camion abbandonato ha trovato una valigia piena di soldi. Denaro con il quale può andare via e ricominciare una via con lei.

L’inizio dell’estorsione e la denuncia

A quel punto la donna è completamente sopraffatta dalla prospettiva di vivere con Eric, e di ricominciare la sua vita affettiva a 60 anni. Talmente abbacinata da non accorgersi delle richieste sospette denaro. A sua discolpa si può dire che quando Eric le ha chiesto di pagare 4.700 euro per sbloccare la valigia ferma ad un deposito, la donna è andata a controllare l’esistenza dell’agenzia intermediaria ed ha trovato la foto della donna che la ha contattata.

Truffa online (Foto da Canva) – bonus.it

E da lì è iniziata una serie interminabile di richieste di denaro. Ad ogni bonifico riceveva una ricevuta che sembrava autentica. Nel frattempo Eric le chiedeva di aiutarlo, che non ce la faceva più a stare in Siria e che voleva solo vivere con lei. Fino all’episodio finale. Due uomini hanno portato la valigia piena di denaro alla stazione di Aversa. Dopo averla aperta Sylvie si è accorta che avevano tutti il sigillo delle nazioni unite.

Allora gli uomini hanno preso due banconote da 100 dollari e le hanno mostrato come grazie ad un liquido speciale si potessero smacchiare. Questo liquido costava molto. La donna ha portato in banca le due banconote e le hanno cambiate. Erano autentiche, ma non lo erano le altre. I duecento dollari erano solo un’esca.

Nel frattempo Sylvie compra il liquido online ma non le arriva. A quel punto le dicono che serve una macchina per smacchiare il denaro. La donna, esausta, indebitata fino all’orlo, pur se imbarazzata denuncia il fatto, dopo aver scoperto che esisteva un altro uomo su Facebook con le medesime foto. L’uomo le ha scritto che era stato oggetto di furto delle foto. Sylvie ha dovuto vendere la casa per far fronte ai 200mila euro di debiti. Ora si sa rivlgendo ad un’associazione di vittime di dipendenze affettive. Probabilmente non rivedrà mai il suo denaro.

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