Sono sempre meno gli italiani che depositano i proprio risparmi in banca: ecco cosa sta succedendo al nostro Paese
L’Italia sta attraversando un periodo storico davvero molto difficile che non si vedeva dai tempi del secondo dopoguerra. La crisi è partita, sostanzialmente, durante la pandemia da Covid-19 che ha messo in ginocchio non solo il sistema sanitario nazionale ma anche l’economica. Le numerose imprese ed esercizi commerciali chiusi per il lockdown hanno infatti impoverito gli italiani.
Dopo l’avvento dei vaccini la situazione sembrava doversi riprendere ma invece non è stato così. A febbraio 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina facendo nascere una guerra alle nostre porte che dura tutt’ora. A causa delle sanzioni che l’UE ha apportato alla Russia per aver invaso l’Ucraina, il paese degli zar ha tagliato i rifornimenti di gas. Conseguenza di ciò sono stati l’aumento delle bollette e l’inflazione.
Meno conti deposito in Italia: ecco cosa sta accadendo
A risentire di questo scenario catastrofico sono le famiglie italiane che si sono trovate letteralmente alle strette. Imperativo categorico per gli italiani è “risparmiare” il più possibile per fronteggiare l‘aumento delle bollette e l’aumento della spesa e dei beni di prima necessità.
E’ forse la paura di questa situazione sociale ed economica non proprio rosea che si registra, negli ultimi sei mesi, una diminuzione dei conti depositi degli italiani nelle banche. Secondo uno studio effettuato dal Centro studi di Unimpresa, in soli sei mesi gli italiani hanno ritirato dai loro conti in banca ben 71 miliardi.
Secondo lo studio di Unimpresa, la consistenza dei depositi è calata del 3,4%, passando dai 2.065 miliari del 31 dicembre 2022 a 1.994 miliardi alla data dello scorso 30 giugno. Tale cifra è il saldo tra l’uscita dai conti correnti, pari a 121 miliardi, e i 50 reinvestiti nei conti di deposito. Ma cosa significano questi numeri in dettaglio?
La diminuzione dei conti deposito è frutto di una doppia conseguenza. La prima conseguenza riguarda l’effetto inflazione che pesa sulle tasche degli italiani. Da un lato abbiamo l‘aumento delle materie prime e dunque l’aumento della spesa, e dall’altro lato c’è l‘aumento delle rate dei mutui a tasso variabile.
Da una parte le famiglie italiane con reddito medio – basso hanno dovuto fare ricorso al cuscinetto bancario per far quadrare i conti: questo significa il prelievo dal proprio conto bancario. Dall’altro lato, invece, le famiglie con redditi medio-alti hanno tolto risorse dai conti correnti a remunerazione zero per spostarli o sui conti deposito, o su altri strumenti finanziari, come appunto i Btp.
Lo scenario bancario italiano è stato descritto molto bene dal principale istituto bancario del Paese: Intesa Sanpaolo. Nell’ultima relazione trimestrale la banca scrive che “dopo una crescita robusta durata circa un decennio, da febbraio anche i depositi delle famiglie hanno iniziato a segnare un calo, che fa seguito a quello registrato dai depositi delle imprese dal quarto trimestre 2022″.
“L’andamento risente dei deflussi netti causati dall’utilizzo delle riserve di liquidità detenute sui conti correnti, come nel caso delle imprese, e dalla diversificazione dei risparmi verso i titoli governativi e le obbligazioni. Non a caso qualche banca, come il Bbva, ha alzato i rendimenti sui c/c dal 2 al 4%” – così si conclude il report di Intesa Sanpaolo.