Gli italiani che hanno un conto corrente all’estero devono dichiararlo in due casi ben precisi: ecco quali sono
Sempre più italiani, al giorno d’oggi, hanno uno conto corrente bancario a cui è associata una carta di credito o bancomat. Attraverso un conto corrente e le carte associate si possono svolgere tantissime azioni come l’invio o la ricezione di bonifici, il pagamento di tasse o F24 e il pagamento delle bollette.
Inoltre, lo ricordiamo, dal 2017 e per volere del governo Renzi, tutti i pagamenti dei lavoratori dipendenti devono essere effettuati con metodi di pagamento tracciabile e dunque tramite assegno o bonifico per ridurre l’evasione fiscale. Ne consegue, quindi, che avere un conto corrente oggi è di importanza primaria.
La maggior parte degli italiani che vivono nel nostro Paese, quindi, ha un conto corrente. Ci sono poi anche italiani che hanno lasciato il nostro Stivale per andare a lavorare all’estero e che, proprio per questo motivo, hanno deciso di aprire un conto corrente all’estero. Si tratta di una prassi molto comune ma che non deve essere presa alla leggera dal momento che ci sono degli adempimenti a cui sottostare per evitare sanzioni.
Gli italiani, gli enti non commerciali e le società che hanno la residenza fiscale in Italia devono rispettare, all’estero, gli obblighi fiscali italiani. In questo modo, infatti, il Fisco italiano intende contrastare i fenomeni di evasione fiscale. A regolamentare il tutto è il Dl numero 4 del 28 gennaio 2014.
Nell’articolo che regola i conti correnti esteri di italiani si legge che “Gli obblighi di indicazione nella dichiarazione dei redditi previsti nel comma 1 non sussistono altresì per i depositi e conti correnti bancari costituiti all’estero il cui valore massimo complessivo raggiunto nel corso del periodo d’imposta non sia superiore a 10.000 euro”.
Dunque, questo significa che gli italiani che hanno un conto corrente estero sono obbligati a dichiarare il conto estero nel quadro RW della dichiarazione dei redditi ma solo se questo supera la soglia dei 10 mila euro. Inoltre, ai fini del pagamento dell’IVAFE (imposta patrimoniale sulle attività finanziarie estere) gli italiani hanno l’obbligo di dichiarare la detenzione di un conto all’estero se la consistenza media supera quota cinque mila euro.
Nel caso in cui un italiano non dovesse dichiarare il proprio conto corrente estero allora può incorrere in sanzioni più o meno elevate. Il Fisco, infatti, può risalire in modo semplice e veloce ai conti esteri non dichiarati e sanzionare il correntista. Il valore delle sanzioni differisce a seconda dell’importo non dichiarato e allo Stato di detenzione del conto estero.
Solitamente le sanzioni oscillano dal 3% e fino ad arrivare al 30% dell’importo non dichiarato. La sanzioni, poi, possono includere anche il pagamento obbligatorio delle imposte sui redditi presumibilmente oggetto di evasione. In alcuni casi il correntista potrebbe anche ricevere una lettera di compliance.
Ovviamente il consiglio, nel caso di mancata dichiarazione del conto, è quello di mettersi in regola il prima possibile. Per farlo si può presentare una dichiarazione integrativa beneficiando del ravvedimento operoso. Nel caso in cui il correntista non dovesse mettersi in regola allora il Fisco può procedere con un avviso di accertamento e richiedere il pagamento di sanzioni molto più elevate.