Euro-dollaro, la moneta del Vecchio continente perde ancora: spettro della stagnazione con un’alta inflazione
Sono otto settimane consecutive che l‘euro è in perdita nei confronti del dollaro. La valuta del Vecchio continente è attestata a 1,0700 dollari, perdendo più del 5% da metà luglio. Sono ribassi che probabilmente porterà la Bce a non alzare i tassi di interesse nella riunione prevista la settimana prossima. Ma soprattutto è un segnale che sta a indicare la strada della recessione.
Le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,2% a luglio e gli investitoti non credono nei dati dell’Ue. La Germania è da sempre considerata il motore dell’Europa e se crolla essa son pesanti le ripercussioni tra tutti i partner. Infatti sono diminuiti del 10,5% su base annua a luglio gli ordini nelle fabbriche con la produzione industriale si è contratta del 2,1%.
I Pmi compositi (Purchasing Managers Index) e dei servizi di agosto sono stati rivisti al ribasso da S&P Global. L’indice dei servizi tedesco si è confermato a 47,3, ma è risultato a 47,9 contro la precedente stima di 48,3 quello dell’Eurozona. Il Pmi composito dell’Ue è stato riportato a 46,7, il minimo di quasi tre anni.
Cattive notizie anche per il Pil dell’Ue nel secondo trimestre, rivisto allo 0,1% su base trimestrale contro lo 0,3% precedentemente calcolato. In pratica l’eurozona è in stagnazione con un’alta inflazione e infatti si parla di stagflazione, l’unione dei due fenomeni.
Altro dato che mostra qual è la differenza tra Stati Uniti ed Europa è che in America sono diminuite le domande di disoccupazione. Ciò significa che la Fed, la banca centrale, potrà mantenere alti i tassi di interessi rendendo più attrattivo il dollaro per gli investitori.
Infine da ricordare che un altro vantaggio che ha la moneta americana è lo status di bene rifugio che incentiva gli investitori all’acquisto quando incertezza e volatilità rendono la propensione al rischio poco sicura di remunerazione.
Ma le cause di ciò? Tutto è partito dall’aumento dei costi delle materie prime già antecedentemente al conflitto in Ucraina che ha aggravato la situazione. Un ruolo lo gioca anche la Cina, anch’essa alla presa con i problemi economici e le tensioni con gli Usa.