Un nuovo studio statistico sulla situazione pensionistica in Italia rivela diverse novità: alcune pensioni raddoppiano
Sono stati pubblicati i dati relativi alle pensioni in Italia: fondamentali per capire qual è la situazione di questo 2024 e cosa è cambiato rispetto agli anni precedenti. Guardando ai report, risulta più facile capire quali sono le politiche da adottare per i prossimi anni e come operare sul divario nord e sud che purtroppo ancora influisce molto sulla distribuzione pensionati-lavoratori.
Più nello specifico, la mancanza di infrastrutture del sud, la poca espansione industriale, e la forte presenza di lavoro in nero hanno reso questa parte del paese sempre più arretrata rispetto al nord, che invece produce la maggior parte del PIL annuo. Ovviamente non si tratta di una questione culturale come spesso si vuole far credere. I ragazzi del sud sono sempre i primi a dover abbandonare le proprie origini per rimboccarsi le maniche e andare a lavorare al nord, dove sono presenti la maggior parte delle industrie del nostro paese.
Quindi no, al nord non si lavora di più perché gli italiani sono ‘migliori’ ma semplicemente per le offerte che dà il territorio. Per quanto riguarda le pensioni, poi, il divario continua a essere netto. In particolare gli ultimi report hanno mostrato un raddoppio di una determinata tipologia di previdenza sociale al sud rispetto che al nord. Vediamo perché e in cosa consiste.
In Italia a inizio 2024 l’Inps ha registrato 17,7 milioni di pensioni vigenti, per una spesa altissima che raggiunge i 248 miliardi di euro e un’incidenza di assegni sulla popolazione di 295,2 pensioni ogni mille abitanti. I dati riportati anche da Ansa sono veramente sbalorditivi, ancora più alti di ciò che si poteva immaginare.
A segnare un netto divario nord e sud sono poi dati più precisi che dimostrano come il nord in media abbia più assegni pensionistici rispetto al sud, incidenza che poi cambierebbe guardando i dati sulle prestazioni di invalidità.
Come sappiamo, chi ha una forte invalidità può andare in pensione anticipata, senza guardare ai dati contributivi. Pensioni di invalidità e pensioni sociali (quelle minime che vengono date a coloro che non raggiungono un tetto minimo di contributi) sono concentrate nella fetta più bassa del nostro Stivale. Praticamente i dati raddoppiano rispetto alla percentuale del nord in proporzione al numero di pensionati.
Il 55,5% delle somme stanziate a inizio anno sono destinate all’Italia settentrionale, il 24,2% all’Italia meridionale e le isole, il resto al centro. Ma di questi dati, quelli che riguardano le tipologie di pensioni sopracitate, mostrano che l’incidenza delle prestazioni agli invalidi civili al sud è di 77,4 ogni mille residenti, quasi il doppio di quella registrata al Nord che è di 39,3 ogni mille residenti. Ciò dimostra che per risanare diverse problematiche economiche in Italia ci sarebbe bisogno di politiche strutturate per la rinascita industriale del sud.