Attenzione alla quota: per alcune pensioni si ritarda l’accesso, da adesso serve un requisito extra agli anni di contributi
Novità sulle pensioni INPS poco trattata: tante persone rischiano un ritardo relativo all’entrata per via della mancanza di un requisito extra che da qualche tempo si aggiunge ormai alla richiesta relativa agli anni di contributi. Come sappiamo nel 2024 è ancora possibile entrare in pensione con quota 103.
Per l’entrata relativa a quest’anno, però, le restrizioni da parte del Governo sono state molte, tanto che la maggior parte dei cittadini l’ha ormai considerata non più così allettante, nonostante permetta di andare in pensione molto in anticipo, con almeno 62 anni d’età. A dare problemi è in primis il ricalcolo che si fa per l’anticipo: è vero che si può entrare in pensione molto prima, ma è anche vero che si otterrà una grande diminuzione sull’intero che invece spetterebbe al contribuente.
In secondo luogo, a dar problemi è un nuovo requisito extra che precedentemente non era richiesto e che invece adesso rende molto più complicata la richiesta. Vediamo nel dettaglio di che si tratta e perché in tanti ci stanno rinunciando.
Entrare in Pensione con Quota 103: nuova limitazione per il 2024, in tanti non hanno potuto farlo
Il ritorno alla pensione anticipata con Quota 103 è stato reso possibile per tutto il 2024 dal Governo Meloni, ma con non poche penalizzazioni per chi ha maturato i requisiti nel corso del 2024. Il disegno di legge di Bilancio prevede infatti il ricalcolo contributivo fortemente penalizzante.
A ciò si aggiunge anche l’allungamento delle finestre di attesa: 7 mesi per i lavoratori del settore privato e 9 mesi per i dipendenti pubblici. I nuovi requisiti sono relativi solo a coloro che matureranno i requisiti nel corso del 2024 e non per coloro che li hanno raggiunti nel 2023 e in attesa per l’entrata nel 2024.
Per i contribuenti che matureranno nel corso del 2024 i requisiti per quota 103 la pensione sarà ricalcolata col sistema integralmente contributivo, che in generale risulta fortemente penalizzante. Soprattutto per il divieto di cumulo con i redditi di lavoro.
In pratica, fino al compimento dell’età pensionabile, la prestazione è sospesa per tutto l’anno in cui è stato prodotto il reddito, anche per un solo giorno di lavoro. Se per esempio si vuole entrare in prepensionamento nel 2024, quest’anno non si deve esser svolto neanche un giorno di lavoro. Questa decisione, aggiunta alle finestre di attesa lunghissime, porta il futuro pensionato a rimanere anche per mesi senza uno stipendio.