Quale calcolo si deve fare per capire quanto si prenderà di pensione: te lo spieghiamo ma sicuramente rimarrai deluso, prendi carta e penna
Marco ha 42 anni, lavora come impiegato amministrativo in un’azienda e guadagna circa 2.000 euro netti al mese. Luca, invece, ne ha 40 e lavora nel commercio, portando a casa circa 1.200 euro netti. Due vite diverse, ma una domanda identica: “Quanto prenderò di pensione una volta raggiunta la prima età pensionabile possibile?”.
La risposta c’è, e con un po’ di pazienza si può anche calcolare. Per capire quanto prenderanno Marco e Luca, bisogna partire dalla struttura dell’IRPEF: si inizia calcolando il reddito complessivo (stipendio annuo lordo); poi a questo si sottraggono le spese deducibili e si ottiene il reddito imponibile. Su quest’ultimo si vanno ad applicare le aliquote IRPEF progressive e si ottiene l’imposta lorda.
Una volta ottenuto la somma si applicano le detrazioni, ottenendo l’imposta netta da pagare. A questi calcoli si deve aggiungere il fatto che sia Marco che Luca hanno generato negli anni contributi previdenziali, che si accumulano in quello che viene chiamato ‘montante’ e che deve essere rivalutato annualmente. Con un coefficiente di trasformazione che varia in base all’età di pensionamento il montante verrà trasformato in pensione (per esempio andando in pensione prima si prenderà di meno, chi accede alla pensione di vecchiaia prende di più).
Marco ha accumulato nel corso della sua carriera circa 300.000 euro di contributi. Se andrà in pensione a 67 anni, con un coefficiente di trasformazione del 5,57%, riceverà 16.725 euro all’anno, pari a circa 1.393 euro al mese.In sostanza avrà perso il 40% del suo reddito. Luca, con un reddito netto più basso, ha accumulato circa 180.000 euro di contributi.
Con le stesse condizioni di Marco (pensione a 67 anni), otterrà: 10.035 euro all’anno, pari a 836 euro al mese. Anche lui avrà un taglio importante perché il meccanismo contributivo agisce in modo proporzionale, questo significa che ad esempio una persona che ha guadagnato di meno, al tempo stesso ha versato di meno, e quindi riceverà di meno in termini di pensione.
In entrambi i casi, quindi, la pensione sarà sensibilmente più bassa dello stipendio, anche se proporzionata. Sapere in anticipo quanto si prenderà di pensione è un diritto, ma al tempo stesso sono dati sconfortanti che potrebbero creare meccanismi psicologici di frustrazione e insoddisfazione.
È bene ragionare sul fatto che il conteggio è uguale per tutti, sia Marco che Luca si trovano sulla stessa barca. Ovviamente c’è da considerare che si tratta di calcoli ipotetici, ma nella vita sappiamo bene che il lavoro non è sempre continuativo e può variare anche a livello di retribuzione mensile: se cambia la busta paga, cambia anche il conteggio. Ad esempio, se Marco e Luca avessero una promozione per gli anni di lavoro accumulati, prenderebbero di più, e a 67 anni riuscirebbero ad avere una pensione più alta.