Nuova sentenza da parte della Corte di Cassazione, adesso le RSA dovranno rimborsare diverse famiglie: un aiuto sociale che mette in evidenza l’importanza dei caregiver e dei diritti alle cure
Capita a tutte le famiglie prima o poi di ritrovarsi di fronte a una decisione difficile: quando un genitore, o in generale un parente invecchia è importante valutare se ci si può prendere cura delle sue patologie. Perché abbandonarlo a casa, con cure sporadiche, può significare una cattiva gestione delle sue problematiche.

Nel caso in cui per lavoro, o per altre problematiche quotidiane, si è impossibilitati a dargli la giusta attenzione, l’RSA è l’unica scelta dolorosa ma efficace per la loro incolumità. La Residenza Sanitaria Assistenziale viene spesso vista come unica alternativa per garantire dignità e assistenza, ma anche come un macigno economico per figli e familiari, oltre al senso di colpa che entra in gioco per aver ‘abbandonato’ la persona cara.
Le rette per un posto in una buona RSA possono superare i 2.000 euro al mese, con costi che ricadono per intero sulle famiglie. Fino ad oggi, anche quando si trattava di malattie gravi e invalidanti come l’Alzheimer, lo Stato considerava il ricovero in RSA una questione assistenziale e non sanitaria, lasciando i parenti a fronteggiare da soli la spesa. Adesso qualcosa è cambiato. La Corte di Cassazione con una delle ultime sentenze ha sostenuto che le spese per il ricovero in RSA possono essere rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale, se legate a cure sanitarie continuative. Vediamo tutti i dettagli.
La sentenza della Cassazione: cosa cambia per le famiglie
Il ricovero in una RSA per una persona affetta da Alzheimer dovrebbe prevedere il rimborso integrale delle spese da parte del Servizio Sanitario Nazionale (SSN): è questa la sentenza della Corte di Cassazione n. 525/2024. Si è accolta la richiesta di un figlio per annullare l’obbligo di compartecipare alle spese di ricovero della madre non autosufficiente in una casa di riposo, come diritto alla salute previsto dall’ex art. 32 della Costituzione.

La sentenza da una parte mira a tutelare le famiglie, dall’altra potrebbe soffocare il sistema delle RSA già in difficoltà per quanto riguarda la gestione economica. Si è quindi pattuito che in base al caso, si deciderà con Regione e ASL un valore minimo e uno massimo della quota di compartecipazione economica che andrà a carico dell’utente per aiutare la struttura con le spese.
In generale, nel caso di malattie ‘continuative’ molto gravi come l’Alzheimer i costi relativi all’assistenza sanitaria devono essere sostenuti dal Sistema Sanitario Nazionale nel caso in cui la famiglia possa dimostrare di non permettersi la spesa, anche nel caso in cui si parlasse di struttura privata convenzionata. In parole più semplici il nodo sciolto sta nella distinzione tra assistenza e cura.
I rimborsi sono anche retroattivi: in base al caso, si potrà richiedere un rimborso delle spese sostenute se alla mano si avranno tutte le documentazioni necessarie per dimostrare ciò che si è pagato. Le RSA danno servizi assistenziali quando gli anziani non sono più autosufficienti, ma nei casi di Alzheimer o altre patologie degenerative, c’è bisogno di cure costanti e invasive, motivo per cui il paziente ha diritto alle cure da parte dello Stato. Il problema delle famiglie caregiver è più diffuso di quanto si pensi in Italia, è importante dare più attenzione ai disagi che comporta.