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Licenziamento: arriva anche senza condanna se fai questo in orario di lavoro con l’ordinanza appena resa nota

Pubblicato da
Anna Di Donato

Licenziamento: se commetti questo errore, rischi subito, anche senza condanna. Cosa dice la legge in merito. 

Essere licenziati non è mai piacevole, ma se si commettono degli errori gravi, le cose cambiano nettamente. Lavorare per qualcuno con un contratto in essere, pone la persona di fronte a un accordo non solo a livello burocratico, ma anche di fiducia.

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Il tuo datore di lavoro si fida di te, della tua integrità. Se non sei integro, devi essere conscio delle conseguenze a cui potresti andare incontro, tra cui il licenziamento.

A questo proposito, c’è una sentenza della Corte di Cassazione che pone proprio il la a una riflessione più profonda del rapporto che si instaura tra lavoratore e datore di lavoro. Ecco di cosa tratta la sentenza, e alcune importanti riflessioni da non ignorare.

Licenziamento, cosa dice la nuova sentenza della Corte Suprema

La Cassazione si è espressa, in tema di licenziamento per appropriazione indebita dei beni di un’impresa, con verdetto n° 8154 del 27 marzo scorso.

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Da questa sentenza, emergono riflessioni molto importanti, di cui tenere conto. In primis, il rapporto che intercorre tra lavoratore e datore di lavoro. Come sopraccitato, esso si fonda sulla fiducia reciproca, e se un lavoratore si appropria di un bene, non importa il valore dell’oggetto in sé, la fiducia viene meno.

Se ci si riflette, già con lo spezzarsi del rapporto fiduciario, ci sarebbero i presupposti per concludere la collaborazione, nell’immediato, senza attendere l’esito di un processo penale. Ovviamente, se il lavoratore confessa l’errore.

La Corte ha anche posto in evidenza che il diritto del lavoro può procedere in autonomia rispetto a quello penale. E quindi, se il lavoratore ha commesso delle gravi violazioni delle norme aziendali, può essere mandato via. Non serve che si tratti di un reato penale, perché comunque la violazione del contratto è minata. Ergo, l’azienda può optare per il licenziamento.

Da qui si sottolinea quanto sia essenziale, per un’azienda, munirsi di codice disciplinare. Il regolamento interno, infatti, esplicita gli atteggiamenti proibiti e le conseguenze della violazione di queste regole.

Peraltro, nel momento in cui il lavoratore ammette di aver commesso il fatto, la confessione costituisce una prova e quindi è possibile licenziare, in modo valido. È diverso in un processo penale, dove non basta che qualcuno confessi, ma ci vogliono le prove, per una condanna.

Tuttavia, ci sono dei contesti in cui ci sono zone d’ombra, come ad esempio, se il lavoratore nega di aver confessato, o se il codice disciplinare contiene punti non chiari. In contesti come i suddetti, l’azienda dovrà fornire prove dell’accaduto.

Peraltro, nonostante non serva attendere il processo penale, se il lavoratore dovesse essere assolto, gli effetti di questa assoluzione si vedrebbero nella causa civile. In sostanza, questa sentenza della Cassazione esorta le aziende a essere ben chiare nello stilare e diffondere i codici disciplinari. I lavoratori, invece, devono essere consci delle conseguenze del commettere certe violazioni.

Anna Di Donato