La circolare sulla nuova normativa sul licenziamento automatico è importante per tutti i dipendenti: dopo i 15 giorni le dimissioni vengono intese come sottintese, cosa cambia
Una nuova norma inserita nel contesto del ‘Collegato Lavoro’ ha cambiato radicalmente l’interpretazione dei 15 giorni d’assenza sul lavoro. La novità ha attivato i consulenti del lavoro e in generale tutti coloro che operano nel settore per spiegare bene ai lavoratori dipendenti che cosa c’è di diverso rispetto agli anni precedenti, e soprattutto come tutelarsi per evitare un licenziamento improvviso e giustificato per legge.

La questione è stata chiarita dalla recente circolare n. 6/2025 del Ministero del Lavoro, che ha introdotto un nuovo meccanismo per il quale l’azienda è giustificata in caso di licenziamento del personale dopo 15 giorni di assenza ingiustificata. Dipendenti in difficoltà potrebbero rischiare il posto di lavoro senza saperlo, e soprattutto senza avere la possibilità di ricorso.
Non si fa riferimento a un licenziamento tradizionale ma a una ‘dimissione implicita’, attraverso la quale l’azienda può considerare un dipendente come dimissionario nel caso in cui in quel termine specificato non si presentasse a lavoro senza giustificare l’assenza: casi molto sporadici, che però avvengono e che ora sono stati regolamentati più duramente.
Cosa prevede la norma sul licenziamento automatico e perché è pericolosa
Innanzitutto la soglia dei 15 giorni è indicativa, nel senso che potrà variare in base al contratto collettivo nazionale (CCNL), ma che in assenza di indicazioni specifiche si fermerà a tale cifra. Il nuovo scenario appena accennato fa riferimento all’articolo 19 della legge 203/2024, che ha modificato l’art. 26 del D.lgs. 151/2015. In sostanza, se un dipendente sparisce senza spiegazioni per più di 15 giorni consecutivi, l’azienda può segnalare il caso all’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Da quel momento, il rapporto si considera chiuso per volontà del lavoratore, quindi non ci sarà neanche il bisogno della classica procedura per le dimissioni. Sì, non è l’azienda a licenziare, siete voi ad esservi dimessi. Anche se magari siete in ospedale, ma anche se magari non avevate modo di comunicare.

Questa nuova disposizione introduce il concetto di dimissioni implicite, ma cosa significa per il dipendente, come può difendersi? Se, ad esempio, il lavoratore era ricoverato o impossibilitato a comunicare per cause di forza maggiore, può ancora opporsi alla cessazione del contratto. La legge riconosce questa possibilità, ma l’onere della prova ricade interamente sul dipendente. Non basta dire “non potevo”, serve dimostrarlo con documenti, certificazioni e quanto più si può. E farlo prima che la procedura venga portata a termine.
La cessazione effettiva decorre dalla data indicata nella comunicazione Unilav, fino a quel momento il rapporto è “sospeso”: non maturano né stipendio né contributi. Un consiglio scontato ma efficace? Non aspettate il quindicesimo giorno. Se sapete che sarete assenti per motivi seri, comunicatelo subito, in modo tracciabile, e se il problema dovesse arrivare in modo imprevedibile, affidate la comunicazione a chi per voi, firmate una delega. Perché in questo nuovo equilibrio normativo, non basta lavorare bene: bisogna anche sapersi difendere.