Naspi, questa novità è decisamente storica, e segna un cambiamento significativo in quest’ambito.
Il mondo del lavoro sta diventando sempre più complesso, e non è facile districarsi tra le varie leggi che ci sono. Tuttavia, c’è una cosa importante da ricordare: le norme ci sono, e fortunatamente c’è chi le applica, se non ci si arrende e si va fino in fondo a determinate ingiustizie.

Come molti sanno, nel momento in cui si conclude un determinato rapporto lavorativo da dipendente, il lavoratore può richiedere, in base a tutta una serie di requisiti, di accedere alla Naspi. Si tratta dell’indennità di disoccupazione che permette al lavoratore di essere economicamente coperto per un certo lasso di tempo.
Il tempo, per l’appunto, in cui sarà in cerca di un altro impiego. Nel momento in cui, il lavoratore troverà un altro lavoro, sarà tenuto a comunicarlo all’ente competente, e cioè l’INPS. Ma non in tutti i casi i lavoratori ottengono la Naspi. In certi contesti, in quanto non hanno diritto all’indennità, perché si dimettono o non hanno raggiunto i requisiti per averla, oppure, come nel caso di una signora, per via di un’ingiustizia.
Naspi, si può ottenere anche senza contributi? La sentenza che cambia tutto
Una donna che lavorava come domestica, per un signore, occupandosi della casa, di cucinare e altre mansioni, dopo molti anni, cessato il rapporto di lavoro, si è vista rigettare dall’INPS, la domanda per ottenere la Naspi.
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Questo, perché non c’erano i contributi previdenziali. Una delusione non indifferente, che ha spinto la donna a rivolgersi a un CAF, per esaminare il suo caso, dato che aveva lavorato in modio del tutto regolare.
E proprio lì, è venuta a sapere di una sentenza, la n°2199/2024 del Tribunale di Salerno, in cui il giudice aveva asserito che se mancano i contributi la responsabilità è del datore di lavoro. Di conseguenza, non era giusto che fosse il lavoratore a fare le spese del suddetto atteggiamento. Così, la donna ha fatto ricorso e ha vinto, ottenendo la Naspi anche se il datore non aveva versato i contributi.
Come sopraccitato, le leggi ci sono, e se ci si rivolge, invece di arrendersi, si può avere giustizia. Ora, questa vicenda insegna che se il datore di lavoro non dovesse versare i contributi, bisogna provare all’INPS di aver lavorato regolarmente per un soggetto, portando i documenti necessari.
Se si ha prova di quanto si sostiene, si può presentare ricorso sia contro il datore di lavoro che non ha versato i contributi, ma anche nei confronti dell’INPS, in modo che riconosca l’indennità di disoccupazione.