La sentenza che dà uno schiaffo morale ai pensionati: finalmente non sono più loro a dover pagare gli errori dell’Istituto previdenziale
Giuseppe ha servito lo Stato per una vita intera, indossando con orgoglio la divisa della Polizia di Stato. Dopo anni di sacrifici e turni notturni, è finalmente arrivata per lui la pensione. Entusiasta di potersi dedicare ai suoi nipoti, un giorno improvvisamente è stato intimorito da una raccomandata: una comunicazione dell’INPS che gli chiedeva di restituire oltre 15 mila euro.

Il motivo? Un presunto errore nel calcolo della sua pensione, dovuto all’applicazione sbagliata di un coefficiente legato all’età. Giuseppe non riesce a credere a quanto legge, si sente anche umiliato perché è un cittadino onesto, che ha sempre dato il suo servizio al lavoro e ha pagato tutte le tasse dovute. Non ha mai nascosto nulla, ha semplicemente percepito ciò che l’INPS gli ha versato mensilmente, in buona fede.
Ha così deciso di rivolgersi a uno studio legale specializzato in contenziosi previdenziali. Impugnando la causa da cittadino onesto, sicuro di poter dimostrare che non era stato mai messo a conoscenza del carattere provvisorio del suo trattamento pensionistico, Giuseppe ha raccontato la vicenda allo studio legale, portandola in tribunale.
Una vittoria in tribunale: la sentenza 29/2025 contro l’INPS
La vicenda arriva davanti alla Corte dei Conti, sezione giurisdizionale d’appello di Roma, che con la sentenza n. 29/2025 del 3 marzo 2025 conferma quanto già stabilito in primo grado: Giuseppe non deve restituire nulla.

Il principio affermato è chiaro: se l’errore è dell’INPS e il pensionato ha agito in buona fede, non è giusto che a pagarne le conseguenze sia lui. Una sentenza che ha valore non solo per il singolo ma per tutti i pensionati che si sono trovati nella sua stessa situazione.
“È un precedente importante contro gli indebiti prelievi previdenziali causati da errori amministrativi dell’INPS”, ha infatti specificato il team dello studio legale.
Cosa significa per gli altri pensionati?
La storia di Giuseppe non è isolata. Tante persone, dopo anni di lavoro, si trovano a dover fare i conti con richieste economiche retroattive da parte dell’INPS. Ma questa sentenza rappresenta una svolta giurisprudenziale: finalmente viene riconosciuto che chi agisce in buona fede non può essere punito con prelievi indebiti. Se anche tu ricevi una richiesta simile dall’INPS, non firmare subito e non farti prendere dal panico. Verifica:
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Se sei stato informato del carattere provvisorio del provvedimento pensionistico.
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Se l’errore è attribuibile all’amministrazione.
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Se hai agito in totale buona fede.
E soprattutto, rivolgiti a un legale esperto: ci sono strumenti e precedenti, come la sentenza di Giuseppe, che oggi possono davvero cambiare le sorti del tuo caso.