Licenziamento se usi internet aziendale: la Cassazione permette al datore di lavoro di buttarti fuori

Una nuova sentenza sul comportamento da assumere sul posto di lavoro: la Cassazione ha messo in luce i dettagli sui limiti dell’utilizzo di internet nelle ore lavorative

Una pausa tra una mail e l’altra, qualche clic su un negozio online, e qualche altra mezz’oretta passata sui social: se anche tu hai assunto questo comportamento durante le ore lavorative potresti non essere a conoscenza dell’alto rischio di poter perdere il lavoro.

uomo al lavoro davanti al pc
Licenziamento se usi internet aziendale: la Cassazione permette al datore di lavoro di buttarti fuori- bonus.it

Un giro sul web tra una consegna e un’altra potrebbe essere un modo per scaricare il peso lavorativo distribuito durante la giornata, certo, ma il reiterare spesso questo comportamento può essere visto dal proprio datore di lavoro come un atteggiamento che denota scarsa concentrazione e poca voglia di fare focus su ciò che si è chiamati a fare nel quotidiano. A stabilire limiti e confini nell’utilizzo della connessione aziendale nelle ore lavorative è una delle ultime sentenze della Cassazione.

Si tratta di limiti e confini che vanno ben specificati anche dallo stesso team aziendale per evitare fraintendimenti e licenziamenti in tronco senza preavviso. Il tema è molto delicato ma d’interesse comune: secondo la Cassazione in alcuni casi specifici il licenziamento per comportamenti del genere è legittimo, in quanto la rete aziendale non può essere utilizzata con frequenza per scopi personali. Ma quando si rischia il lavoro nello specifico?

Internet in ufficio: quando il datore può licenziarti

La Cassazione ha riconosciuto che il datore di lavoro può mandare via un dipendente se utilizza in modo improprio internet sul posto di lavoro. Ma cosa significa esattamente “in modo improprio”? L’utilizzo indebito che è stato riconosciuto lascia intendere un principio chiave: la gravità della condotta del dipendente in questione dipende anche dalla durata e dalla frequenza dell’azione.

donna che lavora al pc e la documentazione per l’accusa da parte del datore di lavoro
Internet in ufficio: quando il datore può licenziarti – bonus.it

Reiterare un errore spesso non ha lo stesso significato di chi lo ha commesso una volta. La visita occasionale di uno o più siti durante le ore di lavoro come veloce pausa non può essere motivo di licenziamento. In altre parole, non basta registrare l’accesso a un determinato dominio, serve invece dimostrare quanto tempo il lavoratore ha passato navigando su siti non pertinenti utilizzando il pc e la rete aziendale.

Il licenziamento è legittimo solo potendo appurare che il lavoratore ha passato molto tempo su siti che non rientrano nel lavoro da svolgere, così ha deciso la Corte di Cassazione con l’Ordinanza n. 8943 del 4 aprile 2025. Se ad esempio si vuole licenziare il personale per uso indebito della rete internet aziendale, bisogna avere una cronologia, un qualcosa di specifico che attesti quante sono state le ore passate senza lavorare. Questa linea segna una svolta importante rispetto alla giurisprudenza passata: impone alle aziende un nuovo approccio a tutela del dipendente, obbligando alla raccolta delle prove.

Il datore di lavoro deve fornire dati concreti sulla durata dell’abuso, perché è proprio da lì che si valuta la proporzionalità della sanzione. Attenzione però: se la navigazione impropria viene svolta sul luogo di lavoro in modo sistematico, l’azienda per sospetti potrà fare i dovuti controlli. In tal senso, la sentenza rappresenta un monito per entrambe le parti: oggi la tecnologia è essenziale nella vita lavorativa di tutti, ma proprio per questo è importante più che mai capire come inserire limiti e confini tra vita privata e professionale.

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